L’ingegnere italiano che
portò l’Italia nel futuro: dai microprocessori Eledra 3S all’era Intel
Giornalista Carlo Denza: Lugano, 25 febbraio 2025

Ingegnere Ettore Accenti al CERN
Un’intervista esclusiva a Ettore Accenti. Pioniere dei
pionieri della rivoluzione tecnologica in Italia. Ingegnere e imprenditore, ha
segnato la storia dell’informatica italiana. Fondatore di Eledra 3S negli anni
’60, ha portato i microprocessori Intel in Italia negli anni ’70 e reso
accessibili i computer Amstrad negli anni ’80, collaborando con aziende leader
del settore.
Ettore Accenti, ingegnere e imprenditore, ha segnato la
storia dell’informatica italiana. Fondatore di Eledra 3S negli anni ’60, ha
portato i microprocessori Intel in Italia negli anni ’70 e reso accessibili i
computer Amstrad negli anni ’80, collaborando con aziende leader del settore.
Ho incontrato Ettore Accenti, ingegnere e fondatore di
Amstrad Italia, in un grigio pomeriggio di febbraio. La nostra chiacchierata si
è subito trasformata in un viaggio storico: un racconto che inizia a Milano,
alla fine degli anni Sessanta, attraversa gli Ottanta e arriva ai giorni
nostri, testimoniando in prima persona gli eventi che hanno forgiato la Silicon
Valley.
La nascita dell’industria elettronica, lo sviluppo
tecnologico e le storie di visionari che trasformarono la Valle di Santa Clara
nel Sancta Sanctorum della tecnologia. Decisioni rivoluzionarie – come quella
di Intel di abbandonare le memorie per concentrarsi sui microprocessori –
vennero prese nelle stanze “segrete” dei colossi del settore, plasmando il
futuro digitale. Scienziati, inventori e trilioni di dollari hanno catapultato
il mondo nella rivoluzione informatica, partendo da una terra un tempo dominata
da frutteti. In sole due ore di intervista, Accenti mi ha trasportato, con il
pathos del suo racconto, in quegli ambienti, facendomi scoprire storie e
persone che altrimenti sarebbero rimaste nell’ombra.
L’ingegnere Accenti incarna le qualità esemplari degli
italiani: l’intraprendenza milanese, l’anarchia creativa napoletana, la tenacia
dei meridionali e l’ingegno di una consorte siciliana. Questo mix spiega i suoi
successi, nonostante un contesto spesso poco favorevole. Ma come ebbe inizio
questa avventura? Scopriamolo insieme.
Nato a Milano in una famiglia di ingegneri, coltivò fin da
piccolo una passione viscerale per la tecnologia, accompagnata dall’amore per
la fotografia. Dopo il liceo, all’Istituto Zaccaria, si iscrisse al Politecnico
di Milano. La scintilla definitiva si accese durante le scuole medie, quando,
leggendo un libricino divulgativo, scoprì le onde hertziane e realizzò il suo
primo ricevitore radio.
Negli anni in cui, all’Università di Berkeley, prendeva
forma il movimento del Sessantotto – che in Italia culminò con l’autunno caldo
– Accenti, a Milano, saldava transistor, replicando in piccolo la rivoluzione
tecnologica d’oltreoceano. Collaborando con una rivista di elettronica, si
immerse nello studio dei semiconduttori, i materiali alla base dei transistor
che di lì a poco avrebbero sostituito le ingombranti valvole termoioniche. Fu
così che ebbe inizio la sua missione: trasformare l’Italia da spettatrice a
protagonista dell’era dei microchip.
Per colmare le lacune dell’editoria hobbistica, utilizzò le
“replay card” – cartoline prestampate per richiedere dati tecnici alle aziende.
Grazie a questo sistema, ottenne manuali e componenti da aziende come Philips e
SGS, realizzando progetti pionieristici. Ma il salto definitivo arrivò con
Intel.
Carlo: Ingegnere, come iniziò la collaborazione con Intel?
Accenti: Nell’agosto del 1969, leggendo la rivista
“Electronics“, scoprii la neonata Intel, fondata da Robert Noyce e Gordon Moore
a Mountain View. Da amministratore di Eledra 3S, inviai una lettera – scritta
dalla mia segretaria, futura moglie e studentessa alla Bocconi – per propormi
come loro rappresentante in Italia.