INCREDIBILE: Sul primo numero del settimanale italiano “la
Domenica del Corriere” DATATO 8 GENNAIO 1899 fu pubblicato un interessantissimo
articolo intitolato “SPIEGAZIONE DELLA TELEPATIA “ (Archivio storico Ettore Accenti).
L’articolo intende dimostrarne
scientificamente l’origine e potrebbe considerarsi un anticipo di quanto solo
oggi se ne comincia a comprendere qualcosa sfruttando la Meccanica Quantistica.
Ne riporto qui l’intero testo ricavato dal giornale grazie all’intelligenza
artificiale e la cui lettura è una vera meraviglia.
TESTO COMPLETO TRATTO DALL'ORIGINALE.
COME SI SPIEGHERÀ LA TELEPATIA
Le fiammelle azzurre producentisi su la punta delle lance
dei soldati dell’antichità o alla sommità degli alberi delle navi e delle croci
dei campanili nelle notti tempestose, furono oggetto per il passato di congetture
superstiziose, come è provato dalle tante leggende a cui diedero luogo.
La scienza ha spiegato questi fenomeni (chiamati fuochi di
S. Elmo) che si riproducono specialmente quando l’atmosfera è satura di
elettricità, col potere delle punte; ed oggi qualunque individuo il quale si
trovi in presenza di un fatto simile ed abbia una cultura anche mediocre
potrebbe tutt’al più ammirare senza correre col pensiero, come avveniva in
altri tempi, al soprannaturale.
La medesima evoluzione va seguendo la telepatia. Dapprima i
casi di essa fecero pensare a chi sa quale potenza misteriosa ed occulta; in
seguito, tante circostanze hanno contribuito a farli considerare come il
risultato di forze speciali.
Ciò che maggiormente ha determinato il nuovo modo di vedere
è stato il progresso compiuto dalla scienza nell’attuazione della tendenza a
generalizzare i suoi principi in modo che possano abbracciare e spiegare tutti
quanti i fenomeni conosciuti: progresso che ci ha dato la teoria delle vibrazioni,
la quale oggi spiega tutte le forme con cui si manifestano le forze della
natura, non escluse le manifestazioni dovute alla nostra attività cerebrale.
Come si sa, di molte forme di vibrazioni sono state
completamente studiate le leggi, ed è chiaro che queste dovranno servire a far
conoscere le altre ancora ignote e che l’analogia, come ho già detto altra
volta, dovrà offrire il filo conduttore per procedere alle nuove indagini, le
quali hanno già dato i primi risultati.
Il Richet, in un discorso pronunciato al Congresso
dell’Associazione Britannica per il progresso delle Scienze, a Douvres, nel
settembre 1899, da una spiegazione della memoria fondandosi sul modo di
oscillazione delle corde sonore, ed egli stesso chiama questa spiegazione più
che un’ipotesi un’analogia od un paragone. Premesso che il nostro apparato
nervoso è un sistema composto di parti capaci di vibrare con oscillazioni di
velocità e di forma determinate, e che in seguito all’urto di uno stimolo
esterno se ne turba l’equilibrio ed abbiamo conseguentemente ciò che vien detto
sensazione, egli afferma che il ritorno all’equilibrio non si compie
integralmente o, in altri termini, che una vibrazione nervosa centrale non si
spegne giammai completamente. Vi è dopò la vibrazione una tendenza al ritorno
dell’equilibrio, senza toccarlo mai in maniera definitiva e l’autore aggiunge
che ciò non de’ e far meraviglia, poiché il mondo fisico ed il mondo
psicologico sono ben differenti l’uno dall’altro e che ciò che è l’infinitamente
piccolo nel mondo fisico e forse ancora un infinitamente grande nel mondo
psicologico. Questo residuo di vibrazione nervosa che il fisico può trascurare,
non so-no trascurati dalla coscienza, ed è in essi che consiste la memoria. In
questo stato di forze un lieve sforzo qualunque indipendente da uno stimolo
esterno può essere sufficiente a riprodurre nettamente la sensazione,
riattivando l’oscillazione non completamente svanita.
Su queste basi anche un altro fenomeno abbastanza comune nel
campo del pensiero può ricevere la sua spiegazione. Tutti sanno in che cosa
consista l’associazione di idee. Alle volte una parola basta per farci
rammentare una determinata scena svolta sotto i nostri occhi in una certa
occasione ; un profumo ci richiama alla mente una donna quasi dimenticata, un
amore passato ; una musica ci può far provare un’altra volta una particolare
disposizione di animo determinata un tempo da cause speciali, e tutto ciò accade
senza il meno concorso da parte della nostra volontà, con tutta facilità e
senza che fra l’incidente che è causa del ricordo e l’oggetto di quest’ultimo
sia un legame evidente.
GLI stimoli esterni che ci dettero la sensazione la prima
volta produssero delle vibrazioni contemporanee, le quali per essere accettate
nel medesimo apparato dovettero esercitare una certa influenza la una
sull’altra, dovettero dar luogo ad una certa, chiamiamola pure risonanza,
perché ci ricordiamo lo stesso fatto che accade allorché delle corde o dei
corpi sonori capaci della medesima ampiezza di onda vibrano nel medesimo
ambiente.
Dato che queste vibrazioni non si estinguano mai
completamente, una certa relazione fra esse sussisterà sempre, e quando una
causa, qualsiasi si, ne rende più viva una, sarà quella relazione che causerà
la riviviscenza delle altre: ed ecco spiegato il fenomeno di associazione di
idee, il quale è più importante di quel che si possa a prima vista immaginare,
poiché la relazione fra le vibrazioni dei centri nervosi che a noi si manifesta
sotto questa forma potrebbe essa stessa servire a spiegare il fatto che esse
non ritornano mai completamente all’equilibrio togliendo così di mezzo ogni
difficoltà di non piccolo momento all’ipotesi formulata dallo illustre Richet
per spiegare la memoria e semplificandola notevolmente.
L’analogia offre dunque, come si vede, delle grandi
facilitazioni, ma con le nuove idee si fa maggiormente evidente la necessità di
conoscere la legge di equivalenza in tutte le trasformazioni della energia.
Non abbiamo per ora che il valore dell’equivalente meccanico
del calore, ma bisogna eliminare la difficoltà anche per le altre forze già
conosciute e studiate, ed inoltre occorrere poter valutare l’intensità di una
determinata sensazione corrispondente ad uno stimolo determinato, conoscere le
leggi secondo le quali i vari movimenti si trasformano in suono, in visione, in
gioia, in dolore, in idea.
Certo è che come la luce, il calore, l’elettricità, la
vibrazione nervosa, sonori, pendenti da un unico principio, così un’unica legge
deve esistere per l’equivalenza delle loro trasformazioni: è chiaro dunque che
l’equivalente meccanico del calore che conosciamo non è che un caso
particolarissimo e che la più grande difficoltà per arrivare alla legge
generale è quella di trovare una misura adatta a valutare e futile di forme di
energia che ci sono note e magari anche quelle che non conosciamo e che ci si riveleranno
in seguito.
Comunque sia, da quanto precedentemente ho detto risulta che
effettivamente possiamo paragonare l’apparato che è il fondamento dell’attività
umana ad un sistema di corde vibranti in tal modo che, quantunque ognuna di
esse possa stare indipendentemente da tutte le altre e produrre il suono di cui
è capace anche senza il loro concorso, pure vibrando insieme alcune rimanenti
determino ciò che in materia di suoni vien chiamato accordo, e così con le
leggi del quale ed il modo con cui ogni singola corda vi contribuisce si
possono facilmente dedurre due importantissime conseguenze, e cioè riprodurlo allorché
una modificazione qualunque transitoria sopravvenuta in tutte il sistema o in
una parte di esso la fa mancare: conoscere perfettamente la natura di tutte le
forme con cui questo accordo si manifesta.
La prima ci darà il modo di rimediare a quei guasti
eventuali che potrebbero prodursi nella esplicazione delle funzioni cerebrali e
nervose, alla cura empirica, l’unica che oggi abbiamo, della pazzia nelle sue
diverse forme, sostituendo una più alta razionale e fondata sulla conoscenza
esatta dei disordini a cui bisogna por riparo; la seconda ci porterà a spiegare
completamente come avvengono i fenomeni telepatici, a svelare il mistero di
questa strana corrispondenza di vibrazioni che si compie talvolta a grandi
distanze.
RAFFAELE PIRRO.