MIO COMMENTO.
Caro Draghi, la competitività non si compra!
A metà degli anni Ottanta la concorrenza giapponese nei
semiconduttori stava distruggendo le aziende che li producevano nella Silicon
Valley. Frequentavo quella valle dal 1969, da quando, appena finiti i miei
studi al Politecnico di Milano, fondai la mia piccola startup (allora non si
chiamavano così) e divenni il primo rappresentante dell’appena fondata Intel ed
amico del suo fondatore Dr. Robert Noyce. I semiconduttori divennero il mio
pane e praticamente saltavo da Milano a San Francisco quasi ogni mese condividendo
con quell’area dolori e piaceri.
Una cosa che mi colpì fu la loro assoluta allergia per
qualsiasi intervento pubblico o politico nei loro affari e le aziende nascevano
e morivano in quantità enorme e senza tante storie.
Riprendendo il discorso della competitività, appunto a metà
degli anni Ottanta, il Dr. Noyce si dimise da presidente della Intel e diventò
il più autorevole lobbista a Washington in favore dell’introduzione di
elevatissime tariffe doganali contro il Giappone e la creazione di un consorzio
di aziende di semiconduttori sponsorizzato dal Governo per contrastare la
concorrenza giapponese.
La Sematech (Semiconductor Manufacturing Technology), così
si chiamava questo consorzio presieduto appunto dal Dr. Noyce, fallì
miseramente i suoi obiettivi e ricordo solo che il povero Noyce morì di infarto
mentre dormiva a Phoenix, in Arizona, nel 1990 e non so se per la grande
pressione psicologica a cui era sottoposto od altro.
Apple, Microsoft, Intel, ed una serie di altre grandi
aziende di grande successo della Silicon Valley oggi sommano una
capitalizzazione di borsa paragonabile a quasi la metà del PIL europeo e tutte
non hanno ricevuto un dollaro dallo Stato.
Cordialmente.
Ettore Accenti
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