mercoledì 13 agosto 2025

TRUMP e PUTIN: ALASKA E SCOZIA, ROBA DA PREMIO NOBEL DELLA FURBIZIA GEOPOLITICA

 Se esistesse una avanzata civiltà marziana che ci guarda non potrebbe fare altro che chiuderci tutti in un immenso manicomio.

Aggiungo che dal mio intero corso scolastico presso lo Zaccaria di Milano, strettamente cattolico, mi risuonano spesso alcune frasi di quel Vangelo ripetutomi alla nausea e che poi ho mal seguito nella vita partica. Una di queste frasi è la famosa risposta di Gesù di fronte ad Erode quando affermò “Date a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio”.

La spiegazione che mi fu data allora è che a Cesare tutti dovevano “moneta”, cioè le tasse e che ognuno, poi, poteva pregare per chi voleva. Chiaro che oggi “Cesare” è Trump e da questo punto di vista è lampante cosa accadrà dopodomani in Alaska.

Analizzo in breve il pensiero trumpiano che mi è chiarissimo fin dalle sue prime mosse da presidente: tanto denaro per il suo paese, a qualsiasi costo e nel più breve tempo possibile.

Prima sua mossa, recuperare le spese fatte dai suoi predecessori per l’Ucraina, particolarmente quelle fatte da Biden: firma da parte di quel povero e bistrattato Zelensky di un gigantesco cambialone su tutti i minerali dell’Ucraina (immagino dovunque siano o saranno).

Seconda mossa: certo, se la guerra continua l’Ucraina va difesa, leggi Patriot, ecc., ma lui li vende ai guerrafondai europei che li danno all’Ucraina.

Terza mossa armamenti futuri: certamente a tutti, ma pagamenti in contanti da tutti ed aumento della sua produzione.

Ricostruzione Ucraina: Nazione praticamente distrutta e diventata improduttiva. Grande piano Marshall, ma questa volta lo devono pagare gli europei.

Da tutto questo, cosa si discuterà dopodomani ad Anchorage? Semplice, ecco il dialogo: 

«caro Vladimirovich, a me della tua guerra non interessa un bel niente, se vuoi piantarla bene, se vuoi andare avanti affari tuoi, comunque qui firmami anche tu un bel cambialone sulle terre rare e titanio (di questo nessuno parla ma ne è maledettamente interessato) che eventualmente sarà sotto i tuoi piedi», «Certo, caro Donald, nessun problema, anzi avrei un sacco di altre cosette da venderti ma prima calma quei tuoi giannizzeri che ti hanno succhiato il sangue e vorrebbero continuare». 

Poi, sicuramente Trump aggiungerà, con tono più familiare: «Senti Vladimir, qui siamo pacifici confinanti ed abbiamo un sacco di interessi in comune e poi ti abbiamo abbiamo acquistato la russa Alaska con tutti i suoi tesori, cos’è questa storia che hai affittato il porto di Vladivostok ai tuoi amici cinesi. Se facciamo un accordo, ti compro i tuoi rompighiaccio atomici e ci facciamo una bella autostrada navale a Sud del polo Nord, ci prendiamo petrolio, gas e minerali e fottiamo europei e cinesi!». 

«Ottimo piano Donald, ma come la mettiamo con tutte quelle tue sanzioni, tariffe doganali e editti presidenziali che emetti e cambi ogni giorno?», «Tranquillo Vladimir, devo pur far capire a tutti gli gnomi chi comanda, e poi non dirmi che le mie sanzioni non ti abbiano aiutato, ora ti produci all’interno dei tuoi 18 milioni di kilometri quadrati anche i formaggini, anzi, se hai qualche milionata di terre di troppo, posso anche pensare a crearti un bel consorzio che te le compra, come abbiamo fatto per l'Alaska, ho un sacco di “carta” che posso ancora stampare». Una stretta di mano e, via, ognuno a Washington e Mosca.



Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il gradito commento.