GEOPOLITICA MODERNA Vs. ANTICA.
Seguo da tempo le ottime ed erudite conferenze del prof. Jeffrey
Sachs, docente di Harvard e con grandi incarichi come economista. Ho ascoltato
la sua ultima conferenza di ieri in cui motivava le cause del conflitto tra
Cina e Usa riferendosi ad un suo articolo del 2015 in cui spiegava come la realtà
profonda della contesa sorgesse dalla paura Usa di veder crescere una potenza
che potesse competere con la sua egemonia mondiale.
Mi ha impressionato questa sua osservazione in quanto
identica a quella dello storico dell’antica Grecia Tucidide che descriveva le
cause profonde della guerra del Peloponneso (431 – 404 a. C.) tra Sparta ed
Atene proprio al fatto che Sparta non poteva permettere l’espansione di Atene che
metteva in pericolo l’egemonia di Sparta.
Riporto questo per gli amici che mi seguono per confermare,
se ce ne fosse bisogno, che il comportamento tra le nazioni non si è
modificato, come molti si illudono, dai tempi della guerra di Troya. Le forme
sono diverse, le motivazioni addotte (democrazia, libertà, religione, cultura, ecc.
ecc.) sono le più varie ma sostanzialmente si riferiscono sempre e solo alla “forza”
come anche il nostro Macchiavelli spiegò nel suo Principe.
Vedo oggi, e dal 1945, una sola variante rispetto al
passato: la deterrenza atomica! Questo fatto che porta la forza di una guerra al
livello della distruzione dell’intero pianeta, a cambiare le modalità di comportamento
delle guerre locali, vedi Ucraina e Medio Oriente.
NOTA AGGIUNTIVA. La guerra del Peloponneso segnò il crollo dell’equilibrio tra Atene e Sparta: un conflitto lungo, logorante e segnato da alleanze mutevoli, epidemie e battaglie navali e terrestri. La sconfitta ateniese provocò la fine dell’età d’oro greca e mostrò come rivalità, paura e ambizioni possano trascinare grandi civiltà verso l’autodistruzione.
Nel Principe, Machiavelli analizza il potere come esercizio realistico della forza e della prudenza. La stabilità di uno Stato dipende dalla capacità del governante di usare la forza quando necessario, di comprendere gli equilibri tra potenze e di saper distinguere tra moralità privata e ragion di Stato. Per lui, l’ordine internazionale è un sistema competitivo, dove la sicurezza dipende dall’autonomia militare e dalla capacità di anticipare le mosse degli avversari.
Nel mondo contemporaneo, queste dinamiche restano centrali, ma il contesto è radicalmente mutato. Le guerre odierne, regionali, asimmetriche o ibride, si svolgono sotto l’ombra permanente dell’arma nucleare, che rende ogni escalation potenzialmente esistenziale. Gli Stati agiscono ancora secondo logiche di potere, deterrenza e influenza, ma l’equilibrio atomico impone una cautela estrema: un conflitto mal gestito, un errore di calcolo o un collasso della diplomazia potrebbero avere conseguenze finali per l’intera civiltà. In questo scenario, la forza resta un fattore, ma la sopravvivenza collettiva fa della responsabilità e del dialogo strategico condizioni imprescindibili.
Conferenza Jeffrey Sachs 20 No 2025

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