In un interessante articolo il New York Times viene
affermato che la visione di alcuni economisti sulla ripresa della zona Euro è
eccessivamente ottimistica .
Il giornale Americano vede un pericolo nella attuale
deflazione, una riduzione del livello generale dei prezzi, se i funzionari del
governo e banchieri centrali non prendono misure per sostenere l'economia.
Infatti l’attuale inflazione di solo il 0,7 per cento è ben
al di sotto dell'obiettivo della Banca centrale europea del 2 per cento.
L'articolo conferma come la deflazione sia un fenomeno
molto pericoloso perché i consumatori rimandano i loro acquisti e le imprese
non investono.
Questo pericolo non può essere evitato se la banca centrale
non interviene abbassando i tassi di interesse e pompando più denaro
nell'economia attraverso l'acquisto di obbligazioni.
Ma questo è impedito se nessuna nuova politica verrà
introdotta nella riunione della banca centrale di febbraio e rimane sconcertante
l'attuale inerzia nel fornire una spinta per l'economia della zona euro da
parte della banca centrale.
Sotto la pressione della Germania, i governi di tutta la
zona euro si sono impegnati a tagliare la spesa e ad aumentare le tasse in uno
sforzo controproducente per ridurre i loro deficit di bilancio.
Inoltre migliaia di tedeschi si sono uniti in una causa per
sfidare l'autorità della banca centrale di acquistare obbligazioni emesse da
governi europei bloccando un programma della banca centrale.
L’articolo conclude che la banca centrale ed i governi
europei dovrebbero lavorare insieme per rilanciare l'economia della zona euro
ed in mancanza di questo deve pensarci la Banca centrale.
Nostra osservazione: in Europa non dobbiamo ripetere gli errori
che nel 1930 ha prolungato la Grande Depressione degli Stati Uniti a causa
delle tasse e dell’austerità.
Inoltre la deflazione porta le imprese a licenziare ed i
ricchi consumatori che potrebbero spendere a non spendere creando un pericoloso
circuito negativo.
L’articolista del New York Times ha ragione!
Per saperne di più cliccate qui (inglese)
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