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La pazzia del secolo
Vista da Marte l'epopea ambientalista terrestre assume
tratti molto comici, o particolarmente preoccupanti. A volte un bagno di
realismo, misto a umiltà, non guasterebbe.
Se esistesse su Marte un'evoluta civiltà che guardasse da
tempo e di nascosto al comportamento di umani quasi intelligenti, non potrebbe
che rinchiudere l'intera umanità in un grande manicomio! E non tanto per le
migliaia di inutili guerre che per i motivi più disparati si sono fatte già
lanciando i sassi, da poco usciti dalle caverne.
Molto più semplicemente, a far testo potrebbero essere gli
ultimi anni, e che nonostante le tanto acclamate e sbalorditive capacità
scientifiche non si riesca a fare dei semplici conti per capire realmente come,
rispetto alla questione del clima e dell'energia, si stia andando a sbattere.
Quei marziani avranno sicuramente notato quanto vissuto
negli anni Settanta quando il inondo devastato dalle tre crisi energetiche
reagì programmando la realizzazione di centrali atomiche, costruendone 700, per
poi, all'inizio del nuovo millennio de-commissionarle spendendo più di quanto
speso per costruirle.
Allora tutti, ma proprio tutti, scienziati e politici,
convennero che per la fine del secolo il petrolio si sarebbe quasi esaurito e
avrebbe superato i 200 dollari al barile. Contrariamente a quanto previsto nel
nuovo secolo, ci si accorse che di petrolio ce n'era anche troppo e che a 30
dollari al barile era più costoso estrarlo.
Qualcuno poi avanzò l'ipotesi che il bruciare troppa energia
fossile avrebbe creato qualche problemino al pianeta e così gli stessi marziani
si saranno congratulati per aver riunito tutte le nazioni ogni anno, partendo
dalla prima Conference of the Parties (COP) a Kyoto nel 1997 al fine di
risolvere il problema. Sicuramente poi si saranno rattristati nel constatare
che dopo l'ultima del 2022, l'unico anno in cui l'umanità ha rallentato il
ritmo delle emissioni è stato il 2020 ... grazie a un virus!
Ora, quei marziani osservano mentre da ogni parte si
strepita e si urla inneggiando a voler salvare il pianeta, partendo proprio dal
ridurre i gas serra che da un secolo e mezzo vengono liberati in atmosfera così
come si è fatto con tutta la plastica presente ormai in ogni mare.
Naturalmente quegli ipotetici marziani sanno bene che
l'azzurra Terra esiste da 4,7 miliardi di anni e non ha certo bisogno di essere
salvata. Ha superato indenne catastrofi ben peggiori dei danni che gli umani un
po' troppo sporcaccioni, riescono a fare! Anzi, pare proprio che ogni volta che
si tenta di salvarlo, si finisca solo col peggiorarne la situazione.
La plastica, ad esempio. Fin da quando studiavo al
Politecnico di Milano chimica applicata ai tempi del professor Giulio Natta,
Nobel del 1963 proprio per l'invenzione del Moplen, una plastica ili grado di
sostituire ferro, alluminio, vetro e ceramica in molte applicazioni, si sapeva
già allora che questo materiale artificiale di lunga durata e basso costo
andava riciclato una volta sfruttato e ... ce ne accorgiamo solo ora?
Per non parlare della pericolosità delle scorie radioattive,
problema lontano dall'essere risolto e comunque modestissimo se paragonato alle
oltre 10mila bombe nucleari gelosamente conservate.
Ma venendo a un'altra pazzia del momento fra le tante: come
ridurre l'attuale aumento della temperatura media dell'atmosfera di origine
antropica, che fino a qualche anno addietro era pari a otto centesimi di grado
centigrado ogni dieci anni e che ora sta aumentando. Riscaldamento che è
essenzialmente dovuto alle emissioni di anidride carbonica generate dal
bruciare energie fossili e che sono passate dalle 200 ppm (parti per milione)
dell'era preindustriale alle 420 ppm attuali.
L'ingordigia di energia ne è la causa essendo il suo consumo
proporzionale al benessere individuale, come dimostrano i dati. Benessere, tra
l'altro, ben lontano dall'essere equamente distribuito.
Non occorre essere marziani per fare i conti esatti e
valutare quanto sta succedendo, o per capire che in futuro la situazione non
potrà che peggiorare nonostante tutte le decisioni su auto elettriche, energie
rinnovabili, idrogeno, freno allo sviluppo degli Emergenti, e tutto il resto.
La questione è tutta nei numeri! Se le politiche di tutte le
nazioni sono orientate all'aumento del benessere dei propri cittadini, e se
questo è proporzionale al Pil che è a sua volta correlato al consumo di energia
individuale, non ci vuole molto per calcolare che dei quattro scenari previsti
dalle Cop sarà già tanto realizzare il più pessimistico (RCP 8.5), cioè una
situazione che prosegua con le politiche note, dunque con un aumento della
temperatura media dell'atmosfera superiore, e di molto, al grado centigrado
nell'anno 2100 con le inevitabili conseguenze di cambiamenti climatici e
innalzamento del livello dei mari anche oltre il metro.
La questione è chiaramente illustrata nelle figure, partendo
dall'attuale consumo di energia primaria pari a 165.945 TWh (terawattora) nel
2022 e proiettandolo all’anno 2050 con la popolazione mondiale aumentata di due
miliardi. Un aumento fortemente diseguale tra nazioni ricche e povere con il
prevalere di queste ultime che certamente vorranno aumentare e di molto il loro
modesto benessere attuale.
Anche le politiche dei Paesi ricchi non fermeranno certo la
loro crescita; nessun politico durerebbe più di un giorno se proponesse di
fermare il Pil o, peggio, di ridurlo. Anzi, gli economisti già formulano la
previsione che da qui al 2050 mediamente il Pil occidentale raddoppierà.
Per i miliardi di abitanti negli Emergenti, con redditi oggi
ridicoli non si può pensare che accettino l'elemosina di qualche dollaro
all'anno pro capite (come i 100 miliardi all'anno richiesti dall'Onu nel 2015)
per rinunciare all'uso di energie economiche come quelle fossili.
Quello che accadrà è che i Paesi ricchi raggiungeranno una
media di energia pro capite primaria consumata doppia rispetto a oggi e che
quelli poveri portino il loro consumo pro capite ad almeno un terzo di quello
occidentale attuale.
Con tali ipotesi piuttosto conservative, e un semplice
calcolo che sicuramente gli amici marziani hanno già fatto, si otterrebbe per
l'anno 2050 un consumo mondiale di energia primaria pari ad almeno 340.000 TWh,
in accordo con le previsioni di importanti centri di studi economici che
prevedono per l'anno 2050 un raddoppio del Pil mondiale.
A questo punto sorge la domanda spontanea su come questi
340.000 TWh saranno prodotti nel 2050 e negli anni a seguire e da quali fonti.
Se da eolico e solare a quella data si sarà riusciti a produrne all'anno 10
volte tanto (0,80% solare e 1,27% eolico sul totale 2022) per quella data
rappresenterà una modesta percentuale dell'energia consumata, con buona pace
per l'inquinamento.
Senza qualche imprevedibile diavoleria tecnologica sarà ben
difficile sfuggire al riscaldamento globale previsto dalla Rcp8.5 e, comunque,
per chi mi legge, un po' di ottimismo: nessuno rinchiuderà nessuno in un
manicomio, i marziani non esistono ed ormai noto perché gli umani sono scesi
anche dalle loro parti molte volte, riuscendo nella rara prodezza di inquinare
anche quel pianeta, con tutte le sonde inviate alla ricerca di una vita che non
c'è. Quindi tutti tranquilli e felici, ci sarà qualche tornado in più e qualche
spiaggia in meno, ma un monumentale aumento di chiacchiere è assicurato!
Fig.1 Principali fonti di energia primaria nell'anno 2022.
Fig. 2 I'Ipcc, ente che riunisce ogni anno le Cop, ha definito quattro scenari che prevedono statisticamente come si comporterà l'atmosfera all'aumentare della percentuale di Co2. Si va dallo scenario più ottimistico (Rcp 2.6), con interventi immediati, al peggiore (Rcp 8.5), senza decisioni. Precisi impegni furono presi a Parigi nel 2015, che avrebbero portato a Rcp 4.5 già oggi da dimenticare.
Fig.3 L'assurda distribuzione dei consumi individuali di
energia e quindi il benessere degli abitanti del pianeta. È quindi facile
prevedere che nel 2050 le popolazioni a basso reddito, 4 miliardi di individui
e in forte crescita, aumentino il loro consumo almeno fino a 10kWh. Un consumo
globale di 340mila TWh per il 2050 risulta quindi ottimistico.
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