La documentazione che segue fu pubblicata sul settimanale italiano “La Domenica del Corriere” del 21 ottobre 1934 ed illustra chiaramente l’importanza del “pane bigio”, oggi diremmo “pane integrale” per la sua importanza nutritiva e per la salute. Pare scritto oggi! (Archivio storico Ettore Accenti).
(testo tratto dalla Domenica del Corriere del 21 ottobre 1934)
LA PAROLA DEL MEDICO
Il pane bigio
Come? Qualcuno della famiglia cosa lamentarsi del tuo pane
casalingo? Osa dire ch’èsso è troppo scuro, e greve, a paragone del pane
cittadino ch’è tanto bianco e leggiero? Confessa, agricoltore saggio: E’ dai
tuoi figlioli, vero, che son partiti questi lagni? Dai tuoi figlioli – che
mandi alla città a divertirsi ed a studiare e che, ad ogni ritorno alla vecchia
cascina familiare, han sempre raffinati da fare!
Ebbene, dato che le tue nozioni intorno al frumento sono
ormai abbastanza profonde, ad ogni ad ogni loro protesta tu rispondi: «O miei
figlioli, voi dovreste ogni giorno benedire non solo il nostro campo che con le
sue spighe rigonfie ci porge il pane, ma dovreste ogni giorno benedire anche il
nostro padre esperto che non torna mai dal mulino con sacchi di bianchissima
farina, ma che per il pane e per la pasta familiare sempre ritorna con farina stacciata
con farina non larga dei setacci, e quindi con farina più monda al completo della legnosa buccia che avvolgeva
ogni grano, cioè con farina non monda di tutta la sua rozza crusca».
E spiegate loro che proprio intorno a quelle bucce la pianta
raduna certi suoi elementi più preziosi: cioè certe vitamine che nemmeno il
calore del forno distrugge in pieno; e i sali di fosforo e di calcio succulenti,
con tanto radicale terra grassa grave dai concimi; e il glutine preziosissimo
che dà alla farina del frumento la possibilità di venire più facilmente d’ogni altra
agglutinare o voi finalmente magari che del pane maggiormente rappresenta la
parte più valida quale alimento, da venire perfino chiamato «Carne Vegetale».
E ai figlioli insegne qualche toscana, per l’intestino, sia
anche quella stessa crusca che pur di aver bianco il pane, dovrebbe certo pane
buttare. Insegna loro come quel-la legnosa buccia, non venerata mai in taccata
né dagli acidi, né dai fermenti dello stomaco e dell’intestino e giungendo, e
scorrono quindi sempre intatte nell’intestino stesso, valga a scuotere le pareti,
ad eccitarle con la sua sola presenza a contrarsi e, contrandosi, a cacciar
sempre più innanzi quella zavorra che nell’intestino di mano in mano si raduna
e ch’è pur necessario espellere ogni giorno.
E voi, figlioli (dovrai infine loro dire) dovreste che, per farlo bianco, io togliessi tutto questo ben di Dio al nostro che persino nei secoli e secoli passati fu tanto apprezzato, se lo stesso sapientissimo Aristotele predicava che “l’alimento più puro non è sempre quella che contiene un po’ di crusca e che il pane bigio è sempre più nutriente, e saporito di quello confezionato con la farina più fine; se, intorno al 1000, i grandi dottori avevano già osservato che in chi usava il pane più bianco, l’intestino quasi sempre si intendeva, molto tardo nel suo regolare funzionare.
Se la vecchia scuola salernitana pure ammoniva di non usare pane troppo bianco («quia non ita sit tibi vacuus»), se non vuoi sia per te vano, se gli stessi moderni igienisti ci vanno assicurando come anche dalla qualità del nostro pane dipenda la bella salute di tutti noi, veramente di vera campagna; e sì è spesso sussurrato che i Pellirossa, molto più che ai nostri facili sterminatori, debbono la distruzione della loro forte razza ai tre portati della tanto benefica civi: alla lue, al whisky ed al pane raffinato.
Se persino i nostri medici ora consigliano pane al giusto bigio ai bimbi, ai ragazzi, a quanti soffrono delle conseguenze di un intestino tardo, ma... bigio al giusto, che la troppa crusca finirebbe con l’irritare le mucose dello stomaco e dell’intestino!»).
E’ certo che, sentendosi dire come i me-dici consigliano ora pane bigio anche ai ragazzi, i tuoi figlioli te ne chiederanno subito il perché; e tu potrai allora dire: «Perché ogni corpo che stia crescendo ha bisogno di calcio per le sue ossa e per i suoi denti; perché quando in un corpo carenza di calcio o difficoltà nel fisarlo nei propri tessuti, quel corpo è allora predisposto alla rachitide, alla carie dei denti, alle deformazioni della colonna vertebrale, a quei terribili piedi piatti che sono tanto frequenti nei rag-zi; che crescono lungi, magri, e con ossa poco salde; perché infine un calcio offerto da una pianta, e quindi già elaborato dalle sue linfe vive, è più facilmente da noi assimilato di un calcio offerto da minerali.»
Vedrai, o agricoltore, che dopo questo tuo parlare i
figlioli non oseranno più lamentarsi perché il tuo pane casalingo non è bianco
come il pane cittadino.
Dott. Amal



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