mercoledì 21 maggio 2025

TELEPATIA E COSCIENZA. 8 GENNAIO 1899

 INCREDIBILE: Sul primo numero del settimanale italiano “la Domenica del Corriere” DATATO 8 GENNAIO 1899 fu pubblicato un interessantissimo articolo intitolato “SPIEGAZIONE DELLA TELEPATIA “ (Archivio storico Ettore Accenti).

L’articolo intende dimostrarne scientificamente l’origine e potrebbe considerarsi un anticipo di quanto solo oggi se ne comincia a comprendere qualcosa sfruttando la Meccanica Quantistica. Ne riporto qui l’intero testo ricavato dal giornale grazie all’intelligenza artificiale e la cui lettura è una vera meraviglia.





TESTO COMPLETO TRATTO DALL'ORIGINALE.

COME SI SPIEGHERÀ LA TELEPATIA

Le fiammelle azzurre producentisi su la punta delle lance dei soldati dell’antichità o alla sommità degli alberi delle navi e delle croci dei campanili nelle notti tempestose, furono oggetto per il passato di congetture superstiziose, come è provato dalle tante leggende a cui diedero luogo.

La scienza ha spiegato questi fenomeni (chiamati fuochi di S. Elmo) che si riproducono specialmente quando l’atmosfera è satura di elettricità, col potere delle punte; ed oggi qualunque individuo il quale si trovi in presenza di un fatto simile ed abbia una cultura anche mediocre potrebbe tutt’al più ammirare senza correre col pensiero, come avveniva in altri tempi, al soprannaturale.

La medesima evoluzione va seguendo la telepatia. Dapprima i casi di essa fecero pensare a chi sa quale potenza misteriosa ed occulta; in seguito, tante circostanze hanno contribuito a farli considerare come il risultato di forze speciali.

Ciò che maggiormente ha determinato il nuovo modo di vedere è stato il progresso compiuto dalla scienza nell’attuazione della tendenza a generalizzare i suoi principi in modo che possano abbracciare e spiegare tutti quanti i fenomeni conosciuti: progresso che ci ha dato la teoria delle vibrazioni, la quale oggi spiega tutte le forme con cui si manifestano le forze della natura, non escluse le manifestazioni dovute alla nostra attività cerebrale.

Come si sa, di molte forme di vibrazioni sono state completamente studiate le leggi, ed è chiaro che queste dovranno servire a far conoscere le altre ancora ignote e che l’analogia, come ho già detto altra volta, dovrà offrire il filo conduttore per procedere alle nuove indagini, le quali hanno già dato i primi risultati.

Il Richet, in un discorso pronunciato al Congresso dell’Associazione Britannica per il progresso delle Scienze, a Douvres, nel settembre 1899, da una spiegazione della memoria fondandosi sul modo di oscillazione delle corde sonore, ed egli stesso chiama questa spiegazione più che un’ipotesi un’analogia od un paragone. Premesso che il nostro apparato nervoso è un sistema composto di parti capaci di vibrare con oscillazioni di velocità e di forma determinate, e che in seguito all’urto di uno stimolo esterno se ne turba l’equilibrio ed abbiamo conseguentemente ciò che vien detto sensazione, egli afferma che il ritorno all’equilibrio non si compie integralmente o, in altri termini, che una vibrazione nervosa centrale non si spegne giammai completamente. Vi è dopò la vibrazione una tendenza al ritorno dell’equilibrio, senza toccarlo mai in maniera definitiva e l’autore aggiunge che ciò non de’ e far meraviglia, poiché il mondo fisico ed il mondo psicologico sono ben differenti l’uno dall’altro e che ciò che è l’infinitamente piccolo nel mondo fisico e forse ancora un infinitamente grande nel mondo psicologico. Questo residuo di vibrazione nervosa che il fisico può trascurare, non so-no trascurati dalla coscienza, ed è in essi che consiste la memoria. In questo stato di forze un lieve sforzo qualunque indipendente da uno stimolo esterno può essere sufficiente a riprodurre nettamente la sensazione, riattivando l’oscillazione non completamente svanita.

Su queste basi anche un altro fenomeno abbastanza comune nel campo del pensiero può ricevere la sua spiegazione. Tutti sanno in che cosa consista l’associazione di idee. Alle volte una parola basta per farci rammentare una determinata scena svolta sotto i nostri occhi in una certa occasione ; un profumo ci richiama alla mente una donna quasi dimenticata, un amore passato ; una musica ci può far provare un’altra volta una particolare disposizione di animo determinata un tempo da cause speciali, e tutto ciò accade senza il meno concorso da parte della nostra volontà, con tutta facilità e senza che fra l’incidente che è causa del ricordo e l’oggetto di quest’ultimo sia un legame evidente.

GLI stimoli esterni che ci dettero la sensazione la prima volta produssero delle vibrazioni contemporanee, le quali per essere accettate nel medesimo apparato dovettero esercitare una certa influenza la una sull’altra, dovettero dar luogo ad una certa, chiamiamola pure risonanza, perché ci ricordiamo lo stesso fatto che accade allorché delle corde o dei corpi sonori capaci della medesima ampiezza di onda vibrano nel medesimo ambiente.

Dato che queste vibrazioni non si estinguano mai completamente, una certa relazione fra esse sussisterà sempre, e quando una causa, qualsiasi si, ne rende più viva una, sarà quella relazione che causerà la riviviscenza delle altre: ed ecco spiegato il fenomeno di associazione di idee, il quale è più importante di quel che si possa a prima vista immaginare, poiché la relazione fra le vibrazioni dei centri nervosi che a noi si manifesta sotto questa forma potrebbe essa stessa servire a spiegare il fatto che esse non ritornano mai completamente all’equilibrio togliendo così di mezzo ogni difficoltà di non piccolo momento all’ipotesi formulata dallo illustre Richet per spiegare la memoria e semplificandola notevolmente.

L’analogia offre dunque, come si vede, delle grandi facilitazioni, ma con le nuove idee si fa maggiormente evidente la necessità di conoscere la legge di equivalenza in tutte le trasformazioni della energia.

Non abbiamo per ora che il valore dell’equivalente meccanico del calore, ma bisogna eliminare la difficoltà anche per le altre forze già conosciute e studiate, ed inoltre occorrere poter valutare l’intensità di una determinata sensazione corrispondente ad uno stimolo determinato, conoscere le leggi secondo le quali i vari movimenti si trasformano in suono, in visione, in gioia, in dolore, in idea.

Certo è che come la luce, il calore, l’elettricità, la vibrazione nervosa, sonori, pendenti da un unico principio, così un’unica legge deve esistere per l’equivalenza delle loro trasformazioni: è chiaro dunque che l’equivalente meccanico del calore che conosciamo non è che un caso particolarissimo e che la più grande difficoltà per arrivare alla legge generale è quella di trovare una misura adatta a valutare e futile di forme di energia che ci sono note e magari anche quelle che non conosciamo e che ci si riveleranno in seguito.

Comunque sia, da quanto precedentemente ho detto risulta che effettivamente possiamo paragonare l’apparato che è il fondamento dell’attività umana ad un sistema di corde vibranti in tal modo che, quantunque ognuna di esse possa stare indipendentemente da tutte le altre e produrre il suono di cui è capace anche senza il loro concorso, pure vibrando insieme alcune rimanenti determino ciò che in materia di suoni vien chiamato accordo, e così con le leggi del quale ed il modo con cui ogni singola corda vi contribuisce si possono facilmente dedurre due importantissime conseguenze, e cioè riprodurlo allorché una modificazione qualunque transitoria sopravvenuta in tutte il sistema o in una parte di esso la fa mancare: conoscere perfettamente la natura di tutte le forme con cui questo accordo si manifesta.

La prima ci darà il modo di rimediare a quei guasti eventuali che potrebbero prodursi nella esplicazione delle funzioni cerebrali e nervose, alla cura empirica, l’unica che oggi abbiamo, della pazzia nelle sue diverse forme, sostituendo una più alta razionale e fondata sulla conoscenza esatta dei disordini a cui bisogna por riparo; la seconda ci porterà a spiegare completamente come avvengono i fenomeni telepatici, a svelare il mistero di questa strana corrispondenza di vibrazioni che si compie talvolta a grandi distanze.

RAFFAELE PIRRO.












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